A proposito del gioco….

“Gioco non è il nome di un atto o di un’azione, è il nome di una cornice per l’azione”

(Bateson 1979)

A proposito del gioco…..

Apprendere a giocare comporta per il bambino riconoscere che le medesime azioni possono assumere diversi significati , dentro e fuori la cornice di gioco.

Le azioni e gli avvenimenti possono essere spostati dal contesto immediato e dai loro abituali antecedenti, per cui fingere di lottare non ha di per sè lo scopo di abbattere l’avversario: ciò comporta per il bambino la capacità di comprendere che è la cornice a rendere significative le azioni ‘per gioco’.

 

Winnicott tende a sottolineare il carattere di piacevolezza del gioco e a considerarlo come un‘attività in sè e per sè, inoltre attribuisce ad esso una funzione molto importante in relazione allo sviluppo affettivo e all’attività cognitiva.

Non solo, esso serve al bambino per manifestare l’odio e gli impulsi aggressivi, senza temere che l’ambiente reagisca con odio e violenza.  Ha ancora la funzione di dare l’opportunità di padroneggiare idee ed impulsi che se non vengono controllati possono generare ansia.

Attraverso il gioco simbolico il bambino modella la realtà e si modella al reale, preparandosi alla vita da adulto: il ‘far finta di ‘ gli permette quell’area intermedia di esperienza dove molto è possibile, dove il rischio è limitato e dove l’interno e l’esterno si sintonizzano in un’accettazione reciproca:

– il bambino può passare da una passività a un’attivita (sono lasciato, posso lasciare )

–  da angoscia a piacere (la paura dei mostri mi fa giocare ai mostri )

– può riprodurre esperienze gratificanti ed effettuare scambio di parti (identificandomi  assumo potere, mi sento debole, assumo parti forti).